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XX secolo

Il Centro Sociale

Abolito nel 2010

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I Centri Sociali nel Comune di Senigallia sono stati costituiti con delibera dell’amministrazione comunale; essi sono stati gestiti attraverso l’ufficio decentramento e delle circoscrizioni come strumenti di aggregazione culturale, sociale e ricreativa della cittadinanza. Il Comune ha contribuito alla loro attività mettendo a disposizione la struttura sociale ed un contributo per le spese logistiche. A Roncitelli il Centro Sociale ha iniziato la sua attività nel 1994 quando, per carenza di alunni, è stata chiusa la scuola elementare: infatti la sede era ubicata al primo piano dell’ex plesso scolastico, dove si svolgevano gli incontri e alcune attività e dove sono ancora sistemate la biblioteca la sala riunioni, nonchè il magazzino. Dalla sua costituzione il Centro Sociale ha svolto molte attività che qui cerchiamo di evidenziare. Il primo presidente designato è stato Daniele Verdenelli che con un comitato di gestione composto da molti giovani ha organizzato le prime iniziative, tra cui “Rockcocomero”,

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la “Guarapachanga”,

realizzate al campo sportivo e i primi numeri del giornalino “IL SABATO DEL VILLAGGIO”. Nel 1996 la presidenza è passata alla professoressa Anna Tamanti Fronzi con la quale le attività si sono qualificate e si sono moltiplicate. Nel 1998 è nata la rievocazione storica “LA CHIAVE DI CICHINO”

che si è qualificata tra le rievocazioni storiche più considerate della zona e che rimane l’iniziativa più coinvolgente di Roncitelli. Vanno poi ricordati: IL CARRO DI CARNEVALE” con le manifestazioni carnevalesche in paese e in città, LA FESTA DI PRIMAVERA, con la passeggiata ecologica, I CORSI DI GINNASTICA PER ADULTI, I CORSI DI CHITARRA PER BAMBINI, I CORSI DI BALLO PER ADULTI E BAMBINI, LE CONFERENZE SUI PROBLEMI DEL PAESE, SUL DISAGIO GIOVANILE, LE GITE SOCIALI, LE FESTE DI COMPLEANNO ed altro ancora. Nel 2002 la presidenza è passata a Giancarlo Galli, sotto la cui guida il Centro Sociale ha cercato di migliorare la sua attività stimolando la partecipazione di tutto il paese. Nel 2008 la presidenza è passata a Roberto Zappacosta.

Dal 2010 i Centri Sociali sono stati aboliti.

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Rievocazione Storica

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XX secolo

Rievocazione storica

LA CHIAVE DI CICHINO

Dopo il ritrovamento di un importantissimo documento che riportiamo sotto, la professoressa Anna Tamanti ha promosso a Roncitelli nel 1998 una grandiosa Rievocazione Storica denominata: LA CHIAVE DI CICHINO

Questo è il documento:

“Il 18 luglio 1335 alla presenza di Don Vita abate di S. Genesio, di Don Angelo priore di S. Medardo, di Baldo Della Torre, di Francesco e Federico Mannuzzi, di Don Nicola del signor Nunzio, di Don Solazio canonico del vescovato senigalliese, di Cicco Pietro e di Paganino di Tomassuccio di Rocca Contrada e di molti altri colà esistenti chiamati per ciò, io vescovo Ugolino entrai, ricevetti e presi possesso materialmente del castello di Roncitelli del territorio di Senigallia e del fortilizio in esso esistente, accogliendo le chiavi della porta del castello e quella del fortilizio, tenendole presso di me, entrando e sostando (nel castello e nel fortilizio) e lasciando nel fortilizio servi e custodi per la Chiesa di Roma (per il Papa), i quali con grande cura debbano custodirlo e a nessuno consegnarlo se non ad uno speciale nunzio del Papa, del legato Albornoz o di me Vescovo.

Nominai anche capitano del castello Cicchino di Giunta di Roncitelli, affidandogli le chiavi del castello e del fortilizio che egli deve fedelmente custodire e a nessuno consegnare se non ad un nunzio del Papa o del Legato o di me Vescovo, sotto pena di mille fiorini d’oro.

Egli dovrà obbedire agli ordini del vicario di Senigallia (Albornoz).

Il capitano prestò giuramento di osservare quanto gli è stato affidato toccando le Sacre Scritture.

Tutto ciò avvenne alla presenza di Cecco di Vanni notaio di Rocca Contrada.”

Foto della Rievocazione Storica di questo evento (1998)

Un video del 2001 andato in onda su Rete 4 ci ricorda personaggi e sfilate della CHIAVE DI CICHINO.

Armando Ballanti

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XX secolo

Rai 3 a Roncitelli

Nel 2012 il TG itinerante fa tappa a Roncitelli e Maurizio Blasi, intervistando alcune persone del luogo, presenta le bellezze, le attività, e la cultura del Paese. Il servizio va in onda in diretta su Rai 3 il 29 luglio 2012.

Prof. Anna Tamanti

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XX secolo

Il Circolo ACLI

A Roncitelli le ACLI, Associazione Cristiana Lavoratori Italiani, sono nate nel 1953.

I fondatori furono: Don Alfredo Montagna, don Marino Marinelli, prof Renato Lucchetti, Veschi Armando, Verdenelli Romeo, Ballanti Armando, Boldreghini Firmino, Francoletti Italo, Moroni Roberto, Moroni Pietro, Boccali Giuseppe, Bozzi Cimarelli Dino.

La sede era ubicata nei locali della Parrocchia (ex CIF) in via Borgo San Giovanni n°31. I soci iscritti al primo anno furono 40, mentre nel 1954 erano oltre 100.

Nel 1954 con una sottoscrizione dei soci venne acquistato un televisore “Radiomarelli” primo apparecchio televisivo presente in paese. Venne intallato nel teatrino parrocchiale dove i soci e paesani si recavano per assistere insieme alle trasmissioni del tempo.

Il Circolo Acli ha sempre rappresentato un punto di riferimento importante per la comunità di Roncitelli.

Nel depliant esplicativo sono riportate le attività e gli sviluppi nel tempo, le varie dirigenze, i gestori del bar, le varie sedi ecc… dalla nascita nel 1953 fino ai giorni nostri.

Iniziative e Feste

Enzo Francoletti-Bruno Moroni-Serpillo- Verdini Roberto-Cingolani Derna-Perlini Marisa
1995 Cinquantennale delle ACLI di Roncitelli Renato Verdenelli (sopra) Gilberto Ulissi Presidente Provinciale A.C.L.I.

IL BOCCIODROMO

Il boccioromo realizzato soprattutto con il lavoro ed il contributo dei soci e della Parrocchia è stato inaugurato alla presenza del Vescovo Odo Fusi Pecci e del Sindaco di Senigallia Oddo Galavotti il 26 luglio 1986. In seguito ha ospitato gare locali intercomunali e regionali.

Moroni e Romanelli
Santini (a sinistra) Tarsi Cesare – Francoletti Enzo – Giuliani Stefano – Verdenelli Renato
Tarsi Cesare al tiro
Bozzi Cimarelli Dino al Bar e sua moglie Federiconi Dina
Augusto Apolloni

IL TEATRO A RONCITELLI

Rino Lucchetti
‘L tropp’ è com’ ‘l pog’. In scena Anna Tamanti e Renato Verdenelli
“‘L tropp’ è com’ ‘l pog’ “
“L’imbriago” con Ballanti Armando e Umberto Fronzi
Armando Ballanti ne “L’imbriago”
L’imbriago

SFILATA DI MODA

la sfilata di moda sponsorizzata dalla ditta “Alberto Abbigliamento” è stata realizzata nell’ambito della Festa “Settimana in Collina” nel 1993 da Orietta Moroni con indossatori ed indossatrici “nostrani”. Giovani e ragazzi del Paese hanno sfilato sul palco realizzato nel piazzale del Circolo A.C.L.I.

I POLITICI A RONCITELLI

La formazione, incontri culturali e politici, convegni, dibattiti sui problemi della frazione
Incontri culturali e politici, convegni e dibattiti sui problemi della frazione.

Il Centro Sociale

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Storia

Le Ville

Villa Marazzani in Frazione Marazzana.
Villa Marazzani-Fazi in Via Comunale per Scapezzano. Nel 1900 Villa Jacoppini Alessandro. Nel 1950 abitazione di Moretti Cesare. Nel 2022 acquistata da famiglia Conti.
Sopraporta Villa Marazzani-Fazi Jacoppini. La scritta CAJ significa Casa Alessandro Jacoppini.
Villa Claudi in Via Sant’Antonio attualmente diroccata.
“Figurina dedica a S. Antonio nella via omonima. Significativa la sua presenza al limite della proprietà dell’antica Villa Claudi nel cui territorio esisteva una cappella dedicata a Sant’Antonio da Padova. Nell’edicola c’è una statua del Santo in legno, dipinto che porta la data 1858. Proveniente dalla Sagrestia della Chiesa Parrocchiale di Roncitelli, vi fu trasferita nel 1916 a ricordo delle Missioni.
Villa Spadoni-Bellavista in Via SanGiovanni (vicino Santa Liberata)

Il Cimitero

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Storia

La Chiesa Parrocchiale e Pio IX

L’antica Pieve di Roncitelli, citata già in un documento del 1139, sorgeva sul Monte di San Giovanni; molto piccola aveva annessi la casa del Parroco e un Cimitero.

L’antica Pieve di San Giovanni sul monte omonimo in un disegno tratto dal manoscritto del Vescovo Ridolfi.

Con l’evolversi del Castello, essa divenne scomoda e quindi le venne preferita la Chiesa di San Fabiano e San Sebastiano posta nel Borgo appartenente alla Comunità e officiata da un Rettore. Nel 1703 questa fu ampliata e diventò Parrocchiale con il nome di San Giovanni. Essa fu dotata di una bellissima statua rappresentante il Santo titolare, proveniente da Belluno, tuttora presente al suo interno. Nel 1863 cominciano ad essere segnalate le condizioni precarie della Chiesa, ma solo nel 1871 fu presa la decisione di abbatterla per costruirne una nuova, appunto quella attuale. La cosa fu possibile per l’interessamento di Papa Pio IX, fortemente legato al paese in cui spesso si era recato nell’infanzia con la sua famiglia, che aveva un palazzo nel Castello e molti possedimenti nella zona. La nuova Chiesa fu consacrata nel 1873. All’interno di essa, oltre alla statua di San Giovanni, è possibile ammirare un dipinto raffigurante le anime del Purgatorio datato 1616 e recante il nome del committente, Blasio Bartoli parente di Giulio Fagnani che possedeva una casa all’interno del Castello.

Il nome di Pio IX resta per sempre legato alla nuova Chiesa Parrocchiale; infatti sulla sua facciata è espressa la dedica del Papa al Santo titolare e all’interno due lapidi sono ben visibili ai lati della porta: a sinistra è espresso il voto dell’allora parroco Quagliani e delle Confraternite di celebrare in perpetuo tre Sante messe, di cui una solenne, in onore del Papa; a destra è ricordata la munificenza Pontificia in occasione della consacrazione della Chiesa. Egli è ricordato anche da due altre lapidi. Una all’interno dell’antico ingresso del Palazzo Mastai ora demolito, lo celebra per bocca della pronipote Anna Arsilli Augusti nel primo centenario della nascita,

All’interno del Locale sotto ex Palazzo Mastai (ora proprietà Piantanelli)

l’altra posta sotto l’arco del Castello, ricorda che il Conte Gabriele Mastai ricevette a Roncitelli, dove era in vacanza, la notizia della nomina a Papa del fratello minore Giovanni Maria il 18 giugno 1846.

Sotto l’arco di ingresso al Castello.

Nella biografia del futuro Papa è ricordato che egli, giovane e non ancora sacerdote, era solito trascorrere il tempo a Roncitelli andando a caccia (tuttora esiste l’antico “roccolo dei Mastai loro riserva di caccia) e dedicandosi all’antico Gioco del Pallone cioè della palla col bracciale a cui ancor oggi è legato il nome della via davanti a quello che era l’ingresso del loro Palazzo. Molto tempo trascorreva con un contadino ventenne che era a servizio della sua casa a Roncitelli e che lo salverà quando starà per annegare in una pozza nella campagna circostante. L’amico dell’infanzia, ormai vecchio, non esiterà poi a recarsi a Roma a far visita a Giovanni divenuto Papa.

San Sebastiano 1700

(ora San Giovanni Battista – Chiesa Parrocchiale)

La Chiesa di San Sebastiano (dal Libro del Vescovo Ridolfi).
Ricostruzione ideale della Chiesa di San Sebastiano.
Ricostuzione Ideale della Chiesa di San Sebastiano dopo l’ampliamento del 1703
Interno della prima Chiesa di San Sebastiano.
Interno della Chiesa di San Sebastiano

San Giovanni Battista

attuale chiesa Parrocchiale

Chiesa Parrocchiale di Roncitelli.

ELENCO PARROCI PARROCCHIA S. GIOVANNI BATTISTA RONCITELLI

1500 GUIDOBALDO MANNELLI

1579 PIETRO TARDUCCI

1597 OTTAVIO GRIMALDI

1626 SILVESTRO VACCARI

1632 FRANCESCO VICI

1653 GIACOMO CERTANI

1654 FRANCESCO M.BIAGINI

1664 LORENZO UGOLINI

1686 CARLANTONIO CIUFFI

1708 DOMENICO BERNABEI

1754 GAUDENZIO MARIANI

1789 GIOVANNI MOSCATELLI

1802 GOVANNI M. BROCCHI

1828 RAFFAELE ARGENTATI

1855 COSTANTINO QUAGLIANI

1887 LUIGI SPEZIALI

1835 ALFREDO MONTAGNA

1956 QUIRINO PIAGGESI

1976 SESTILIO ROTATORI

2006 LUCIANO GUERRI

2008 GIANCARLO CICETTI

2010 GIUSEPPE BOGLIS

2016 GIANCARLO GIULIANI

2022 PIERGIOVANNI ALDO

Tra questi si distinse don Domenico Bernabei l’uomo illuminato che commissionò il Cabreo, miniera inesauribile d’informazioni, e lasciò un ricchissimo archivio parrocchiale. Alla sua morte a cui fu presente il Vescovo di Senigallia, grande fu il cordoglio della popolazione.

Figura geniale fu don Raffaele Argentati inventore del locomotore aereo, di cui fece esperimento sul fiume Misa nel 1838.

Don Giovanni M. Brocchi donò tutti i suoi beni ai poveri in occasione di una terribile Carestia, tanto che i parrocchiani pagarono le spese per il suo funerale.

Le Ville

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Storia

Roncitelli-Le origini

I primi documenti relativi a Roncitelli risalgono agli inizi del Mille, quando il paesaggio naturale delle Marche cambia: a seguito di un graduale processo di crescita demografica si procede ad un intenso dissodamento e ad un ampliamento delle aree coltivate alle spalle dei centri abitati.

Roncitelli comincia ad essere citato all’inizio del Mille in documenti appartenenti per lo più all’eremo di Santa Croce di Fonte Avellana che avrà la maggior parte ed il più ricco dei suoi possedimenti nel comitato di Senigallia, con centro Monterado.

In questi documenti Roncitelli è chiamato anche Trenciano, Campo Bozzoli, Galuppeto e Monte Loreto. Spetta allo storico Alberto Polverari il merito di aver identificato il nome di Galuppeto con quello di Roncitelli facendo riferimento alla stessa etimologia: campi roncati, cioè disboscati.

Tuttavia Roncitelli in questi documenti viene citato come “fondo”, non come abitativo organizzato. Con l’avvento dei Franchi, quando Senigallia fu affidata ai marchesi di Ancona e poi concessa ad un “comes” (conte = funzionario) che favorì gli insediamenti nella campagna circostante, i vari “fondi” cominciarono ad assumere una propria autonomia sociale e religiosa a causa delle difficoltà di comunicazione tra le varie zone.

È significativo il fatto che tra il X e il XIII secolo nel territorio di Roncitelli compaiono numerose chiese, andate distrutte nel tempo, centri appunto di queste forme di autonomia locale.

Mappa del territorio di Roncitelli con l’ubicazione delle Chiese andate distrutte nel tempo

Le Chiese

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Storia

La Casa del Popolo

L’attuale “Circolo Jacoppini” nacque a Roncitelli nel 1913. Il Comitato promotore era composto da: Dott Matteucci Giacomo, Carbonari Giovanni, Carbonari Romualdo, Bellocchi Giuseppe, Carbonari Cesare, Lucarelli Giuseppe, Carbonari Emilio, Piantanelli Giacomo, Crivellini Gustavo, Federiconi Aroldo con il sostegno del filantropo Alessandro Jacoppini.

Venne costruito il locale, al piano terra, con il concorso ed il lavoro di tanti Paesani, (i mastri muratori di Roncitelli), venne inaugurato il 6 luglio 1913 e venne chiamato “Casa del Popolo” con la scritta sulla facciata.

Nel 1922, con l’avvento del Fascismo, la “Casa del Popolo” fu interdetta ed il Circolo venne chiuso. Riprese ad essere frequentato come Dopolavoro negli anni trenta poi la Guerra portò il noto scompiglio. Le attività e le iniziative di questo periodo non sono state ricostruite con precisione. Nel dopoguerra riprese l’attività come Circolo CRAL ENAL. In quel periodo diventò punto di riferimento e di ritrovo principale del Paese. Sono note, tra l’altro, le serate danzanti con l’orchestra”BLUES”, con il fisarmonicista “PIERFEDERICI” ed il chitarrista “MEZZCHIL” che attiravano giovani e meno giovani da tutto il circondario. Venne realizzata la sede estiva all’aperto (ancora in funzione nella zona sottostante le mura). Tra le altre cose occorre ricordare e (se possibile) documentare la “SAGRA DEL FEGATELLO” che divenne una delle manifestazioni più quotate della zona e che si tenne per oltre trenta edizioni. L’iniziativa coinvolgeva l’intero paese. In questo periodo si svolsero anche altre attività che sarebbe bello poter ricostruire. Negli anni ’70, sempre con il lavoro dei Paesani, venne costruito il primo piano soprattutto grazie alla volontà ed all’impegno del Geometra e Consigliere Sagrati Renzo. Il Circolo aderì poi all’ARCI-UISP. Nel 1985 grazie all’impegno ed alle ricerche dello storico e Segretario Mosci Giorgio venne costituto lo Statuto ed il Circolo prese il nome di “Circolo Alessandro Jacoppini”. All’evento fu dato il giusto risalto ed all’interno venne scoperta la Lapide con i nomi dei fondatori

Il Centenario della Fondazione

Le Origini della Casa del Popolo

Il Circolo ACLI

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Storia

Santa Liberata

La devozione dei Roncitellesi per Santa Liberata risale a più di 400 anni fa: infatti ai primi del 1600 esisteva a Roncitelli una edicoletta di circa 4 metri per 3,30, con il soffitto a volta, sulla cui parete era affrescata l’immagine della Santa con altre vergini e San Marcello suo confessore.

Affresco di Santa LIberata

La costruzione era posta ad un crocevia, come tutte le edicole sacre e la facciata era rivolta verso la stradina che allora tagliava dietro il paese.

A seguito dei miracoli che vennero segnalati, con le offerte dei fedeli fu costruita attorno all’edicola una chiesa, più volte modificata e furono poi annesse una sagrestia e l’abitazione del Rettore.

Cabreo della Possessione di Santa Liberata

Non si sa chi sia stato ad introdurre a Roncitelli la venerazione per la Santa nata a Piacenza nel 600 da nobile famiglia e dedicatasi all’assistenza dei bisognosi, soprattutto all’infanzia abbandonata, insieme alla sorella Faustina (da qui la sua raffigurazione con due bimbi in braccio);

Santa Liberata

il culto assai diffuso nell’Italia settentrionale è tuttora assai vivo tra i Roncitellesi, anche tra quelli non più residenti nella frazione che la festeggiano come loro compatrona.

Processioni per le vie del Paese nel primo novecento
Casa Fronzi e Santa Liberata 1960 e sullo sfondo Torre dell’acquedotto.
Santa Liberata attuale.
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Storia

1944


Selezione di alcuni passi degli scritti del Professor Lucchetti Renato relativi al passaggio del fronte a Roncitelli dal 17 luglio al 9 agosto.

“Settembre 1944

Memorie sul passaggio del fronte nel paese di Roncitelli

Man mano che il fronte si avvicinava a noi, cresceva negli abitanti l’agitazione e la paura. Intorno agli apparecchi radio si fece sempre più fitto l’assembramento di persone, preoccupate di seguire più che l’andamento generale della guerra, lo spostarsi graduale e lento del fronte nel nostro settore adriatico.
Quando, nella prima metà di luglio, venendoci a mancare l’energia elettrica, ci fu possibile tener dietro a quelle poche e succinte informazioni radiofoniche, che si riusciva ad intendere nonostante il noiosissimo crio-crio del disturbatore, si ebbe l’impressione di cadere completamente nell’oscuro. Unica fonte sicura rimase per qualche tempo un apparecchio radio con batteria autonoma, intorno al quale si formò una vasta e segreta rete di auditori e riferitori di vari ordini.
Poi anche questa fonte si ammutolì per paura che i tedeschi, già numerosi in paese, sequestrassero l’apparecchio. ormai si udiva lontano, distintamente, il cannoneggiare delle opposte artiglierie e di notte dal Monte di S. Giovanni, la posizione più alta del paese, che era diventata per l’occasione pubblico osservatorio, si distingueva nitidamente, nelle calde notti di luglio, verso Ancona, oltre il Conero fino in direzione di Jesi, un sinistro bagliore di fuoco e il lampeggiare fitto dei proiettili contraerei. Da tempo le frequenti apparizioni nel nostro cielo di reparti dell’aviazione angloamericana, rendevano oltremodo pericolosa per ogni sorta di veicolo la frequenza delle strade, e con ripetute azioni di mitragliamento e bombradamento paralizzavano il sistema delle comunicazioni tedesche. Il giorno 11 luglio fu fatta saltare la centrale elettrica di Senigallia.
Quel giorno ci rassegnammo a ritornare al vecchio lume a petrolio o ad acetilene. E da allora, reso inutile l’acquedotto comunale, riapparvero le lunghe file di donne e di uomini recantisi ad attingere l’acqua alle nostre vecchie sorgenti campestri.
La guerra si avvicinava con tutto il suo carico di preoccupazioni. Negli ultimi giorni si raddoppiarono i rifugi e le trincee, preparate per riparare e difendere i civili da eventuali bombardamenti dell’artiglieria e raffiche di mitragliatrici. Altro lavoro che tenne febbrilmente occupati gli abitanti del nostro paese fu l’affrancarsi e il provvedere a nascondere, per quanto fosse possibile, tutto ciò che potesse essere di qualche interesse per i tedeschi.
Poiché fin dagli ultimi giorni di giugno, reparti dell’esercito germanico si sparsero per le nostre campagne con il compito di requisire e asportare bestiame e materiale da trasporto. E moltissimi coloni furono privati di materiale d’altro genere come automobili, biciclette, cavalli, radio, vino, ecc.
Compito poco simpatico fu quello di coloro che si videro costretti a lavorare per i tedeschi, sia dall’accompagnare il materiale requisito verso il nord, sia nell’escavare fosse per mine e per postazioni di artiglieria e di mitragliatrici. Scene di panico e di terrore ebbero luogo ogniqualvolta che i tedeschi specie nel cuore della notte, venivano a bussare, col calcio dei fucili agli usci delle nostre case e con le armi spianate perquisivano le stanze e le soffitte in cerca di materiale e di uomini. La prima sosta di una qualche importanza di reparti dell’esercito germanico nel nostro paese ebbe luogo tra il 17 e il 20 giugno. I superbi cavalli appartenenti ad un corpo di artiglieria ippotrainata, destarono l’ammirazione nella popolazione, giunsero nella sera piovigginosa del 17 e furono rapidamente alloggiati nelle stalle vere o improvvisate del paese o delle vicine colonie. Nella notte dal 19 al 20 luglio, per le nostre strade fu un continuo rumoreggiare di carri armati, automezzi e cavalli tedeschi, ripieganti verso nord. Nella medesima notte furono piazzate non molto lontano dal paese alcune batterie d’artiglieria, le quali aprirono immediatamente un ossessionante fuoco.
Alcuni reparti ippotrainati si insediarono in diverse colonie limitrofe al paese. Nel tardo pomeriggiodel 20 luglio attraversarono il paese una quindicina di carri armati germanici, diretti al fronte con lo scopo, molto probabilmente, di rafforzare le linee di difesa. Dal 20 in poi l’artiglieria tedesca continuò a far fuoco pressoché ininterrottamente. La sera del 24 fu bombardata, da parte degli aerei alleati, una località nei pressi del Brugnetto. Già da giorni i proiettili dell’artiglieria alleata cadevano al di qua del costone di S.Angelo-Filetto-Ostra, sollevando fumate ben visibili dal nostro “osservatorio”, raggiungendo il ponte sul fiume Misa a Bettolelle.
Ben presto, anche Roncitelli ebbe il suo battesimo di fuoco. I primi colpi giunsero nella valle e lungo il fosso dei Prati Baviera. Il giorno 25 rimasero colpite le prime case del villaggio, in località Casale. Nello stesso giorno fu raggiunta da un proiettile dell’artiglieria alleata anche la palazzina sede del medico condotto, riportandone gravi danni nella copertura del tetto e nei soffitti dal primo piano. Di questo approfittarono i tedeschi, convertendo la sommità del tetto squarciato in ottimo osservatorio per l’artiglieria……..alla fine di luglio giungevano notizie vaghe ma sempre più insistenti e meno nebulose riferivano che pattuglie avanzate polacche erano comparse momentaneamente e più volte alla Cannella, spingendosi fino a risalire le nostre colline.
Ormai l’artiglieria alleata aveva sotto il fuoco tutta la zona, raggiungendo posizioni ben lontane da noi, verso Monterado e oltre. Le batterie tedesche, già arretrate, rispondevano tenacemente al fuoco nemico, vomitando numerosi proiettili, i quali, con il loro triste miagolio, passavano sulle nostre teste. La notte tra il 3 e il 4 agosto fu una delle più movimentate e memorabili. Per tutta la durata di essa reparti tedeschi motorizzati e appiedati continuarono a passare ininterrottamente attraverso il paese, spostandosi in posizioni più arretrate. L’artiglieria alleata non cessò un istante di incalzare con un nutritissimo fuoco le truppe germaniche in ripiegamento. Ma ciò che mise lo scompiglio e il terrore negli abitanti non furono i motocarri o i proiettili dell’artiglieria oppure il fragore lacerante qua e là di una fucilata bensì fu l’arrivo nelle nostre case dei tedeschi che, con i mitra spianati, urlando il loro incomprensibile linguaggio, minacciavano le donne paurose e piangenti, perché indicassero i nascondigli degli uomini.
Il mattino del 4 si seppe con precisione ciò che avevano voluto ed ottenuto i tedeschi con la loro notturna perquisizione. Alcuni, fra i più giovani, erano stati adibiti, come altre volte, allo scavo di fosse per mine. ma compito ben più impressionante dovettero assolvere le altre sedici persone requisite nella notte, la maggior parte uomini anziani e vecchi malati accompagnati e spinti dalle canne dei mitra tedeschi, consumarono il percorso fino a giungere e vedersi imprigionati dentro il mal odorante pollaio del molino Crivellini, sulla strada di Scapezzano. Furono i nostri ostaggi in mano ai germanici dei quali essi si servirono per proteggere la ritirata e il compito degli ultimi reparti di guastatori.
Di fatti, fin dalla notte, ci pervenne lo scoppio fragoroso delle mine fatte saltare lungo la strada di S. Antonio e della Cannella, e da ciò fummo avvertiti che ormai i tedeschi erano alle loro ultime ore. All’alba venne interrotta la strada, sempre con mine, nei pressi delle “Quattro Figure”. E più tardi, nelle prime ore del mattino, una violenta, triplice esplosione, che mandò in frantumi i vetri di molte case, ci sconvolse tutta la piazza antistante alla Chiesa Parrocchiale, nei pressi del Monumento dei Caduti. Verso mezzogiorno, alla spicciolata, ricomparvero in paese gli uomini presi nella notte come ostaggi. Essi vennero rilasciati un po’ alla volta e raccontarono di essersela cavata senza troppi incidenti all’infuori d’una gran paura e dello stato di smarrimento in cui s’eran trovati per non conoscere la sorte che li aspettava. A scuotere gli orecchi, anche lo schianto dell’altra mina in via Gioco del Pallone a completare l’opera di distruzione in paese. Nella strada sotto le mura del castello c’era una profonda fossa che interrompeva la strada. A poco a poco, lentamente, penetrava nella coscienza e prendeva forma la cognizione di un fatto: i tedeschi se n’erano andati.
Ciò voleva dir che avremmo atteso, pazientemente, le truppe degli eserciti alleati. C’era in molti la convinzione di rimanere per un po’ di tempo, un giorno o più, terra di nessuno. Dal momento che i tedeschi avevano abbandonato il paese, il temuto passaggio del fronte sembrava non dovesse mettere più paura a nessuno. Gli Inglesi, nonostante la loro lentezza, un giorno o l’altro sarebbero giunti e tutto sarebbe finito. Improvvisamente sulla strada da S.Liberata alle scuole erano stati visti i primi soldati alleati.
Corremmo a veder e constatammo che si trattava realmente di una pattuglia avanzata polacca. Erano circa le 5 e mezzo del pomeriggio. Da non più di due ore i tedeschi avevano lasciato il paese. I nuovi arrivati incedevano calmi, con i mitra tra le mani, in numero di sette o di otto, ricchi di gesti e con movenze di affetto, invitando i civili accorsi a ritirarsi dentro le case: “Civili, cassa!”. La gente non poteva credere che fossero sul serio soldati delle truppe alleate, e molti esprimevano il dubbio che si trattasse di tedeschi che fossero travestiti in quella foggia. Sembrava impossibile che così improvvisamente e semplicemente, dopo gli incubi e le fosche previsioni passate, ci giungesse la sospirata “liberazione”. La paura e la diffidenza frenavano ancora l’entusiasmo e non davano libero sfogo alla contentezza.
Ma presto, quando una mezz’ora dopo, giunsero le camionette celeri e i primi carri armati polacchi, attraversando velocissimamente le vie del paese, gli animi si rasserenarono e l’entusiasmo fu pieno. Durò molto poco, perché quasi immediatamente l’artiglieria tedesca aprì un nutritissimo fuoco. Fu il principio di una triste odissea per il nostro paese.
I Germanici, fatte saltare le mine con lo scopo di interrompere le comunicazioni stradali e rallentare l’avanzata, interrarono con lo stesso intento mine sui campi circostanti, avevano abbandonato il nostro villaggio, ripiegando e prendendo posizione nelle immediate colline a nord e ad ovest, ad una distanza in molti punti inferiore ad un chilometro dal caseggiato del paese, il Cimitero!
Dai loro punti rialzati dominavano il movimento dei reparti polacchi e ne martellavano le posizioni. Fin dalla sera del 4 agosto alcuni proiettili colpirono le abitazioni civili, provocando danni e rovine. Altri sfondarono il tetto della chiesa Parrocchiale, mettendo il panico tra un gruppo di persone che s’erano rifugiate là dentro. L’entusiasmo, che il sopraggiungere delle truppe alleate aveva procurato nella popolazione, colla supposizione che tutto fosse ormai finito, cessò ben presto, lasciando il posto ad una sempre crescente paura ed agitazione. Le vie del paese erano gremite di carri armati, camionette d’assalto ed autoblinde, addossate ai muri, negli angoli più riparati. Per tutto il corso della notte il cannoneggiamento da parte dei tedeschi non ebbe sosta.
La gente, accorsa e stipata nei rifugi e nelle grotte, si lasciò andare nuovamente ad un grave stato di prostrazione, incapace di opporre una qualche resistenza alle ondate di panico e di terrore che il fragore delle esplosioni, le ventate di aria calda, lo scroscio e il rovinìo dei fabbricati colpiti diffondevano inesorabilmente negli animi. Al mattino, man mano che la luce filtrava nei rifugi, tornò un po’ di calma nelle persone. Il giorno faceva meno paura della notte. Proprio nella notte di sabato 5 il fuoco delle batterie germaniche continuò aspro e rabbioso.
Nelle ultime ore della notte fino al pallido albeggiare del mattino, le forze motocorrazzate e appiedate polacche ripiegarono lasciando in paese un piccolo presidio. L’artiglieria tedesca aveva cessato il fuoco. La gente osservava l’affrettato ripiegamento dei reparti combattenti e non sapeva darsene ragione. Poi, d’un tratto, il terrore e il panico apparvero sui volti e in un attimo dilagarono in tutti i rifugi e per tutte le case. I Polacchi si ritiravano. Presto, da un momento all’altro, sarebbero tornati i tedeschi. Questo era il pensiero e la paura che si leggeva negli occhi degli abitanti di Roncitelli. Nel giardino sconvolto davanti alla Pieve, a pochi passi dal cancello d’entrata, abbandonato, un soldato polacco giaceva morto, in condizioni pietose, col ventre squarciato. I Polacchi si stavano ritirando. Le persone, in preda ad un folle terrore partirono, abbandonando le case, per fuggire e salvarsi al di là delle truppe combattenti alleate………….il mattino del 9 finalmente, dopo un violento fuoco (martellamento) dell’artiglieria alleata, i reparti polacchi entrarono decisamente in azione, attaccando le posizioni tedesche con volontà e abbondanza di mezzi.
Le batterie germaniche a loro volta risposero al fuoco e lo intensificarono. Tra un colpo e l’altro dell’artiglieria si udiva vicinissimo il crepitare molteplice di svariate mitragliatrici. La gente, raccolta nei rifugi, prestava attentamente orecchio ai vari rumori del combattimento e trepidando misurava il tempo che trascorreva.
Già prima di mezzogiorno si avvertì chiaramente che la lotta volgeva alla fine. I tedeschi, dopo aver opposto tenace resistenza, abbandonarono le posizioni in prossimità del cimitero ripiegando oltre il fiume Cesano. Comunque, al termine della giornata, la battaglia di Roncitelli, la “nostra battaglia”, sui volti lentamente spariva lo sgomento e la paura. Gli animi si rasserenavano e lentamente riprendevano energia. L’incubo opprimente e continuo, ormai, era cessato……….gli occhi, cercandosi, brillavano di una incontenibile commozione, lasciando trasparire la gioia segreta che era negli animi, di vedersi e guardarsi ancora, di sentirsi vivi e incolumi, dopo i passati pericoli. Il cimitero, solitario e muto, se ne stava ancora lassù ma aveva i segni manifesti della violazione. Le mura diroccate, alcune tombe scoperchiate, erano tristi testimoni della empietà e della barbarie degli uomini. Presto, solitari sui nostri poggi, torneremo ad essere ancora, come nei tempi trascorsi, un vecchio paese di lavoro e di pace.

Wasyl, una storia di accoglienza e coraggio