L’attuale “Circolo Jacoppini” nacque a Roncitelli nel 1913. Il Comitato promotore era composto da: Dott Matteucci Giacomo, Carbonari Giovanni, Carbonari Romualdo, Bellocchi Giuseppe, Carbonari Cesare, Lucarelli Giuseppe, Carbonari Emilio, Piantanelli Giacomo, Crivellini Gustavo, Federiconi Aroldo con il sostegno del filantropo Alessandro Jacoppini.
Venne costruito il locale, al piano terra, con il concorso ed il lavoro di tanti Paesani, (i mastri muratori di Roncitelli), venne inaugurato il 6 luglio 1913 e venne chiamato “Casa del Popolo” con la scritta sulla facciata.
Nel 1922, con l’avvento del Fascismo, la “Casa del Popolo” fu interdetta ed il Circolo venne chiuso. Riprese ad essere frequentato come Dopolavoro negli anni trenta, poi la Guerra portò il noto scompiglio. Le attività e le iniziative di questo periodo non sono state ricostruite con precisione. Nel dopoguerra riprese l’attività come Circolo CRAL ENAL. In quel periodo diventò punto di riferimento e di ritrovo principale del Paese. Sono note, tra l’altro, le serate danzanti con l’orchestra”BLUES”, con il fisarmonicista “PIERFEDERICI” ed il chitarrista “MEZZCHIL” che attiravano giovani e meno giovani da tutto il circondario. Venne realizzata la sede estiva all’aperto (ancora in funzione). Tra le altre cose occorre ricordare e (se possibile) documentare la “SAGRA DEL FEGATELLO” che divenne una delle manifestazioni più quotate della zona e che si tenne per oltre trenta edizioni, iniziativa che coinvolgeva l’intero paese. In questo periodo si svolsero anche altre attività che sarebbe bello poter ricostruire. Negli anni ’70, sempre con il lavoro dei Paesani, venne costruito il primo piano soprattutto grazie alla volontà ed all’impegno del Geometra e Consigliere Sagrati Renzo. Il Circolo aderì poi all’ARCI-UISP. Nel 1985 grazie all’impegno ed alle ricerche dello storico e Segretario Mosci Giorgio venne costituto lo Statuto ed il Circolo prese il nome di “Circolo Alessandro Jacoppini”. All’evento fu dato il giusto risalto ed all’interno venne scoperta la Lapide con i nomi dei fondatori
Insegnante, storica, scrittrice, ha ideato e promosso per anni la rievocazione storica “LA CHIAVE DI CICHINO”
La professoressa Anna Tamanti Fronzi era l’anima della vita culturale e sociale di Roncitelli. Tantissime iniziative portano infatti la sua firma e sono nate grazie ai suoi studi e alla sua instancabile voglia di conoscenza.
Fresca di laurea in lettere a Bologna negli anni 60 divenne una giovanissima e stimatissima insegnante di italiano adorata da tutti i suoi alunni per la grinta e il potere di coinvolgere i più giovani.
Una volta andata in pensione si è dedicata non solo alla sua famiglia, ma anche ai suoi studi in storia e la letteratura, che tanto ha amato.
Il suo grande impegno sociale negli anni ’80.
Quando il marito Umbero Fronzi era presidente del Circolo Acli, grazie a lei ed al suo grande amico Renato Verdenelli vennero organizzate rappresentazioni teatrali e dialettali.
Negli anni ’90 si impegnò per l’apertura del Centro Sociale e scrisse un libro sulla sua amata
– Roncitelli – “Note di vita sociale, economica e religiosa da un Cabreo del Settecento”.
In copertina è riprodotto un disegno tratto da “Historiarum libri duo”, ms. del Vescovo Ridolfi, risalente al 1596 e conservato nella Biblioteca Comunale di Senigallia.
Fu eseguito in occasione della visita Pastorale compiuta dal Vescovo sopracitato a Roncitelli e dovrebbe rappresentarne il Castello: tuttavia la rappresentazione anche se piuttosto suggestiva è poco realistica. L’incongruenza principale è costituita dalla Chiesa che, sembrerebbe quella del Rosario, entro il Castello, ma che, all’epoca in cui fu eseguito il disegno, non esisteva ancora. La raffigurazione deve quindi intendersi come il tentativo di rappresentare il Castello e parte del Borgo, dove però la Chiesa di San Sebastiano, precedente all’odierna parrocchiale, non viene posta nella sua reale Ubicazione.
Da questo libro è poi nata la rievocazione storica “La Chiave di Cichino”, che vedeva coinvolti tutti i cittadini in una manifestazione molto emozionante e suggestiva. Sempre mossa da una grande curiosità, studiò anche le tradizioni della frazione e grazie anche a lei fu aperto il “Centro di Documentazione Storica”.
“Ad Alberto Polverari spetta il merito di aver acceso in me l’interesse per la ricerca. La fortuna ha voluto che il primo documento di storia locale in cui mi imbattessi fosse il -Cabreo delle Possessioni parrocchiali- E’ impossibile esprimere le emozioni che esso mi ha trasmesso: certo è che perdendomi nelle immagini del passato che i disegni evocavano, ho sentito imperioso il desiderio di disseppellire questo passato e farlo conoscere ai Roncitellesi di oggi. Ad essi infatti è soprattutto dedicato questo libro, affinchè sappiano come anche il loro Paese visse la sua parte di Storia.”Anna Tamanti
Nel 1997, prima della ideazione della Rievocazione storica, in occasione della produzione del Video dedicato all’amico Toto Marinelli, Anna Tamanti si è impegnata a scrivere e leggere i testi. Nel video proposto qui sotto possiamo quindi vedere il suo amico Toto ed ascoltare la sua voce ed i suoi testi.
“Nella dolce collina di Roncitelli a pochi Kilometri da Senigallia vive e lavora Antonio Marinelli detto “Toto” dagli amici, fedele custode di una tradizione contadina ormai scomparsa. Già dal verde ridente che circonda la sua casa si può avvertire l’amore che lo lega alle cose di una volta. Ha trasformato una tagliatuberi in una fioriera, ma la sua abilità è eccezionale nella riproduzione fedelissima del vecchio mondo contadino. Guardando i suoi lavori l’illusione è perfetta. Chi per un attimo non pensa di aver fatto un salto nel passato, di trovarsi veramente in un’aia per la celebrazione di quello che era il più importante rito della vita agricola di una volta, cioè la trebbiatura ? La casa che fa da sfondo a questa illusione è infatti la riproduzione perfetta della vecchia abitazione della famiglia Schiaroli, detta Marchegin, legata alla mezzadria nel territorio di Roncitelli da oltre duecento anni. L’incantesimo è assoluto se ci si avvicina al portone per dare una sbirciatina alla fuga delle scale. Nell’aia è in azione la trebbiatrice che ingoia le bionde spighe per dividere i chicchi dalla pula, mentre dal comignolo esce un denso fumo. Girano incessantemente le pulegge nel fracasso assordante dei motori. Il contadino aiutato da parenti e amici, suda a trasportare senza posa i sacchi, ma il peso della bascula lo riempie di gioia, assicurandogli il pane per tutto l’anno e già gusta il buon odore di farina che riempirà la sua dispensa. Il torchio per le olive è pronto accanto al frantoio azionato faticosamente dall’asinello. Anche il resto della famiglia è all’opera intenta ai vari lavori che la rendono pressochè autosufficiente. Il piede dell’arrotino aziona senza posa la ruota per affilare le lame che serviranno a tagliare arrosti e prosciutti. L’arcolaio è in funzione accanto al telaio. La brava Vergara provvede agli abiti per tutti i famigliari, mentre la giovinetta preparando lenzuola e tovaglie sogna le nozze ormai prossime. In un angolo fanno bella mostra di sè i vari attrezzi che vengono usati quotidianamente, forche, rastrelli, zappe, vanghe, falci e roncole. Sul bordo del vecchio pozzo il secchio riposa per un attimo, in attesa che qualcuno venga di nuovo ad azionare la carrucola. Il vecchio aratro trascinato dalle belle mucche Marchigiane provvede a preparare la terra per la semina guidato dall’abile mano del contadino che affida al gesto tutte le sue speranze di un raccolto generoso. Le mucche Galantì e Faurì tutte lustre e infiocchettate si apprestano a trainare il carretto variopinto che trasporterà i prodotti della terra al vicino Consorzio, pronte a fare il loro dovere anche per tutte le occasioni di festa, un matrimonio, la fiera in paese, una gita in città. Ma ecco l’elegante calesse con il cavallino nero tirato a lucido che ha trasportato dalla vicina città, il Padrone immancabile al momento dedlla trebbiatura e della vendemmia. La cantina è pronta. Il grosso torchio attende le casse di buona uva da trasformare in vino generoso che riempirà le belle botti per tutto l’anno. La vecchia casa imersa nel sole ormai tiepido dell’autunno guarda serenamente al lungo inverno,grata alla natura per i suoi doni in attesa della primavera quando con fatica e sudore ma anche con tanta gioia si riprenderà l’eterno lavoro dei campi.” Anna Tamanti
Purtroppo, nel 2006, quando si ammalò, dovette allontanarsi dalla partecipazione attiva e dagli incarichi che ricopriva. Mai dimenticata dalla famiglia e dai cittadini, le iniziative da lei create meritano di essere salvate e continuare in suo nome per le generazioni future.
5 aprile 2011
Lettera del Centro Sociale Roncitelli
ANNA TAMANTI CI HA LASCIATO
Dopo una lunga e terribiloe malattia, il 1 aprile 2011 all’età di 71 anni è venuta a mancare la prof. Anna Tamanti Fronzi. Ex insegnante appassionata di Storia e Letteratura, si era impegnata a fondo, dopo l’insegnamento, nelle iniziative Sociali e Culturali di Roncitelli a cominciare dalle iniziative di recitazini teatrali in dialetto che costituivano la parte fondamentale della “Settimana in Collina” che negli anni ’80 veniva organizzata al Circolo ACLI di Roncitelli. Nel 1992 Anna, dopo approfondite ricerche e la scoperta di un Cabreo delle possessioni Parrocchiali, ha pubblicato il Volume “Roncitelli note di vita Sociale Economica e Religiosa da un Cabreo del settecento”. Ha raccolto poi la presidenza del “Centro Sociale Roncitelli” fin dai primi tentativi di costituzione, e dopo poco ha inventato la rievocazione storica “La Chiave di Cichino” che si è affermata come la manifestazione storica più apprezzata del nostro Territorio. Dalla ricerca storica è nata poi l’idea della costituzione di un Centro di Documentazione Storica di Roncitelli” alla realizzazione del quale Anna ha contribuito in modo determinante, fino a quando nel 2007 la malattia non l’ha costretta a ridimensionare il suo impegno. Molto attiva ed impegnata anche in Parrocchia ed in generale su tutti i problemi della Frazione con Anna se ne va un pezzo di storia della nostra Frazione. Nel ricordarla il Comitato del Centro Sociale Roncitelli rinnova la partecipazione al dolore del nostro caro amico e marito Umberto Fronzi, ai figli ed all’intera Famiglia
CIAO ANNA RESTERAI A LUNGO NEI NOSTRI CUORI
05-04-2011 Il Comitato del Centro Sociale Roncitelli
I Centri Sociali nel Comune di Senigallia sono stati costituiti con delibera dell’amministrazione comunale; essi sono stati gestiti attraverso l’ufficio decentramento e delle circoscrizioni come strumenti di aggregazione culturale, sociale e ricreativa della cittadinanza. Il Comune ha contribuito alla loro attività mettendo a disposizione la struttura sociale ed un contributo per le spese logistiche. A Roncitelli il Centro Sociale ha iniziato la sua attività nel 1994 quando, per carenza di alunni, è stata chiusa la scuola elementare: infatti la sede era ubicata al primo piano dell’ex plesso scolastico, dove si svolgevano gli incontri e alcune attività e dove sono ancora sistemate la biblioteca la sala riunioni, nonchè il magazzino. Dalla sua costituzione il Centro Sociale ha svolto molte attività che qui cerchiamo di evidenziare. Il primo presidente designato è stato Daniele Verdenelli che con un comitato di gestione composto da molti giovani ha organizzato le prime iniziative, tra cui “Rockcocomero”,
la “Guarapachanga”,
realizzate al campo sportivo e i primi numeri del giornalino “IL SABATO DEL VILLAGGIO”. Nel 1996 la presidenza è passata alla professoressa Anna Tamanti Fronzi con la quale le attività si sono qualificate e si sono moltiplicate. Nel 1998 è nata la rievocazione storica “LA CHIAVE DI CICHINO”
che si è qualificata tra le rievocazioni storiche più considerate della zona e che rimane l’iniziativa più coinvolgente di Roncitelli. Vanno poi ricordati: IL CARRO DI CARNEVALE” con le manifestazioni carnevalesche in paese e in città, LA FESTA DI PRIMAVERA, con la passeggiata ecologica, I CORSI DI GINNASTICA PER ADULTI, I CORSI DI CHITARRA PER BAMBINI, I CORSI DI BALLO PER ADULTI E BAMBINI, LE CONFERENZE SUI PROBLEMI DEL PAESE, SUL DISAGIO GIOVANILE, LE GITE SOCIALI, LE FESTE DI COMPLEANNO ed altro ancora. Nel 2002 la presidenza è passata a Giancarlo Galli, sotto la cui guida il Centro Sociale ha cercato di migliorare la sua attività stimolando la partecipazione di tutto il paese. Nel 2008 la presidenza è passata a Roberto Zappacosta.
Dopo il ritrovamento di un importantissimo documento che riportiamo sotto, la professoressa Anna Tamanti ha promosso a Roncitelli nel 1998 una grandiosa Rievocazione Storica denominata: LA CHIAVE DI CICHINO
Questo è il documento:
“Il 18 luglio 1335 alla presenza di Don Vita abate di S. Genesio, di Don Angelo priore di S. Medardo, di Baldo Della Torre, di Francesco e Federico Mannuzzi, di Don Nicola del signor Nunzio, di Don Solazio canonico del vescovato senigalliese, di Cicco Pietro e di Paganino di Tomassuccio di Rocca Contrada e di molti altri colà esistenti chiamati per ciò, io vescovo Ugolino entrai, ricevetti e presi possesso materialmente del castello di Roncitelli del territorio di Senigallia e del fortilizio in esso esistente, accogliendo le chiavi della porta del castello e quella del fortilizio, tenendole presso di me, entrando e sostando (nel castello e nel fortilizio) e lasciando nel fortilizio servi e custodi per la Chiesa di Roma (per il Papa), i quali con grande cura debbano custodirlo e a nessuno consegnarlo se non ad uno speciale nunzio del Papa, del legato Albornoz o di me Vescovo.
Nominai anche capitano del castello Cicchino di Giunta di Roncitelli, affidandogli le chiavi del castello e del fortilizio che egli deve fedelmente custodire e a nessuno consegnare se non ad un nunzio del Papa o del Legato o di me Vescovo, sotto pena di mille fiorini d’oro.
Egli dovrà obbedire agli ordini del vicario di Senigallia (Albornoz).
Il capitano prestò giuramento di osservare quanto gli è stato affidato toccando le Sacre Scritture.
Tutto ciò avvenne alla presenza di Cecco di Vanni notaio di Rocca Contrada.”
Foto della Rievocazione Storica di questo evento (1998)
Un video del 2001 andato in onda su Rete 4 ci ricorda personaggi e sfilate della CHIAVE DI CICHINO.
Nel 2012 il TG itinerante fa tappa a Roncitelli e Maurizio Blasi, intervistando alcune persone del luogo, presenta le bellezze, le attività, e la cultura del Paese. Il servizio va in onda in diretta su Rai 3 il 29 luglio 2012.
BIOGRAFIA Armando Ballanti è nato a Roncitelli il 19 settembre 1921 e quì si è spento il 30 marzo 2009.
È stato un pittore autodidatta. Dopo aver frequentato le elementari ha lavorato come muratore e marmista, volgendosi poi alla pittura, e in parte anche alla scultura, per vera passione naturale.
MOSTRE Ha allestito alcune personali ed ha partecipato a varie rassegne collettive, tra cui, nel 1971, il premio San Giorgio di Piano (BO). Sue opere si trovano in collezioni private in Italia e all’estero.
PREMI Presente a concorsi, ha ottenuto premi e riconoscimenti.
BIBLIOGRAFIA La critica si è occupata della sua attività in più occasioni. Hanno scritto di lui, tra gli altri: Renato Lucchetti, Franco Bologna, Marco Pomi.
TESTO CRITICO “Armando Ballanti è pittore autodidatta, ma niente nelle sue tele suscita l’immagine del dilettante. I suoi paesaggi, quasi sempre scorci di colline marchigiane, rivelano a prima vista una conoscenza profonda, da vero e proprio professionista, della tradizione paesistica degli Impressionisti e dei Macchiaioli. Nei quadri di Ballanti la scena si distende in un’atmosfera limpida che permette di individuare, fino al limite dell’orizzonte, le cime degli alberi e i profili delle colline.
La tavolozza è calda, ben accordata nelle tonalità del giallo e dell’ocra in tutte le loro sfumature e illuminata da improvvise striature di un bianco abbagliante. Sono proprio questi tocchi personalissimi di bianco ad incrinare l’impostazione tradizionale dell’insieme. Queste placide scene di paesaggio, organizzate secondo uno schema in fondo un po’ banale, si animano, grazie a queste sottili striature di una inquietudine che nega l’apparente tranquillità della scena. Ecco allora che nell’atmosfera di illusoria serenità e nella solenne compostezza dell’immagine si insinua un elemento di disturbo, appunto questi tocchi di un bianco quasi fosforescente, a suggerire un’atmosfera irreale, di incubo. Questo ambiguo rapporto tra realtà e sogno è ancora più evidente ed interessante nei ritratti che, nella produzione artistica di Armando Ballanti, sono particolarmente numerosi.
Il soggetto allora domina e campeggia sull’intera tela come una apparizione fantastica, illuminata di bagliori inquietanti. Alla concreta definizione plastica dei volti, che indaga con profondità la psicologia del soggetto, si contrappone la stilizzazione del busto, che suggerisce appunto l’idea di un’incorporea apparizione. Bisogna inoltre sottolineare come ad una ritrattistica di questo genere non siano certamente ignote né la lezione espressionista di un Grosz né le informazioni spettrali di un Bacon. Anche un’analisi affrettata delle opere di Armando Ballanti smentisce immediatamente l’idea che un paesista o un ritrattista non possa esprimersi con un linguaggio estremamente interessante e soprattutto attuale.
Ad Armando Ballanti bisogna riconoscere il merito di aver saputo trovare una sua collocazione autonoma ed originale nel panorama artistico contemporaneo Italiano ed Europeo.”
Questo episodio mi è stato raccontato da mio padre “Toto” e da mio zio “Nello”. Tutto si svolge nella zona che va dal cimitero di Roncitelli al fiume Cesano (Donnella-Bruciata), dove allora abitavano mio nonno Alfredo e la sua famiglia. La casa adesso è stata demolita, si trovava nei pressi dei capannoni che una volta erano dell’azienda Baldoni. È una storia di persone semplici, di privazioni, di ospitalità e forse di tanto ingenuo coraggio.
Scrivo come se fosse mio padre a raccontarla:
«Era la primavera del 1944, ultimo periodo della seconda guerra mondiale. le truppe tedesche di occupazione si ritiravano verso nord. Per diversi giorni una interminabile colonna di mezzi di tutti i tipi scendeva dalla collina del cimitero per dirigersi al di là del fiume Cesano. Gli alleati avanzavano molto lentamente. Quando trovavano una minima resistenza facevano entrare in azione l’artiglieria. Ci sono notizie di vittime anche tra i civili in quella zona.
Una mattina di maggio vedemmo avvicinarsi verso casa un uomo malamente vestito, con un cappello nero in testa. Camminava lentamente e sembrava molto sospettoso. Probabilmente stava cercando di capire cosa potesse trovare in quella casa. Era molto alto e snello, capelli biondi a spazzola. Ci disse di chiamarsi Wasyl e di essere russo. Parlando un italiano stentato ci fece capire di essere fuggito dai tedeschi che lo avevano fatto prigioniero. Aveva bisogno di nascondersi, se lo avessero trovato per lui ci sarebbe stato il plotone di esecuzione.
Aveva fame e noi lo invitammo ad entrare in casa, gli offrimmo da mangiare, la sua paura sembrò scomparire, forse aveva capito che quello era un luogo sicuro e che si poteva fidare di noi.
Wasyl ci raccontò che prima di arrivare nella nostra casa aveva chiesto ospitalità ad altre famiglie della zona, ma era stato sempre allontanato. Tutti in quel periodo avevano paura, ma in realtà era solo un povero soldato di 20 anni lontano da casa che voleva salvare la pelle. Parlammo con Wasyl per diverse ore e quando si fece sera nessuno di noi ebbe il coraggio di mandarlo via, così quel povero soldato sbandato aveva trovato un nascondiglio per salvare la sua vita.
Passarono giorni e settimane. Quando il fronte era tranquillo lui rimaneva in casa con noi, quando i tedeschi erano vicini si nascondeva nelle siepi o in mezzo ai covoni del grano, e a volte era costretto a rimanere nescosto anche per diversi giorni. Noi conoscevamo quei nascondigli e gli portavamo da mangiare.
Wasyl fumava, ma le sigarette in quei tempi erano una rarità. Una nostra parente che aveva trovato ospitalità nella nostra casa riusciva a procurargli dei pezzetti di foglie di tabacco raccolto in campagna ed essiccato al sole. Rimediando anche qualche fiammifero e carta di giornale Wasyl riusciva a farsi delle sigarette che fumava intensamente. La signora che gli procurava tutto ciò veniva affettuosamente chiamata “mamma Clara”.
Ricordo che quando fumava di notte teneva la sigaretta chiusa tra le mani. Aveva paura che la luce potesse essere notata dagli osservatori tedeschi che non avrebbero esitato un istante a far bombardare il luogo da cui proveniva quella debole luce.
Nelle giornate in cui Wasyl poteva rimanere a casa mangiava con noi. A lui era riservato il posto di capotavola, anche perché era il più vicino alla porta nell’eventualità di una visita improvvisa dei tedeschi. Per lui ogni attimo era prezioso per la fuga.
Una cosa tra le tante non potremmo dimenticare: qualche giorno a tavola eravamo anche 20-35 persone ma lui era l’unico che, prima di iniziare il pranzo si faceva il segno della croce.
Intanto il fronte si stava avvicinando, gli spari si facevano più frequenti, e verso la metà di agosto ci fu un’intera giornata di combattimenti. Quel giorno Wasyl rimase nascosto con noi in un rifugio che avevamo scavato vicino alla casa. Verso sera i tedeschi si ritirarono a nord del fiume Cesano. La notte trascorse in un silenzio assoluto, nessuno osava muoversi.
La mattina Wasyl mi chiamò, era rimasto tutto il giorno e la notte ad osservare il passaggio del fronte. Aveva visto avvicinarsi da sud una colonna di camion alleati: erano polacchi. Gli andammo incontro e loro ci offrirono vere sigarette, pane bianco e cioccolata.
Ma la guerra non era ancora finita. Anche se i tedeschi si erano ritirati di alcuni kilometri, continuavano i bombardamenti sulle avanguardie alleate per ritardare l’avanzata. Un proiettile di artiglieria colpì la nostra casa ferendo nostro padre Alfredo ed uccidendo mio fratello Silvio di 20 anni.
I combattimenti lentamente si diradavano. Wasyl voleva ricongiungersi agli alleati. Noi lo sconsigliammo, volevamo che restasse con noi per qualche altro giorno finché la situazione non fosse stata più tranquilla.
Una mattina, al passaggio di una colonna di camion che trasportavano truppe alleate, gli andammo incontro. Wasyl fece cenno ad un camion di fermarsi, questi si arrestò. Erano militari polacchi. Si scambiarono alcune frasi, fecero segno a Wasyl di salire e lui partì.
Erano trascorsi alcuni mesi quando una domenica mattina arrivò davanti alla nostra casa una camionetta militare inglese con tre soldati a bordo. Uno di loro era Wasyl, fecero colazione con noi e poi ci recammo insieme per una piccola gita al santuario della Madonna della Rosa. Al ritorno Wasyl e gli altri due pranzarono con noi trattenendosi fino a sera, poi ripartirono per raggiungere la loro base che era a Falconara.
Non lo rivedemmo più. Dopo un lungo silenzio ci giunse una sua lettera, era il 10 dicembre 1946, Wasyl diceva di trovarsi in Inghilterra. Era scritta in un buon italiano. Erano parole di riconoscenza per chi gli aveva salvato la vita.»
La sede era ubicata nei locali della Parrocchia (ex CIF) in via Borgo San Giovanni n°31. I soci iscritti al primo anno furono 40, mentre nel 1954 erano oltre 100.
Nel 1954 con una sottoscrizione dei soci venne acquistato un televisore “Radiomarelli” primo apparecchio televisivo presente in paese. Venne intallato nel teatrino parrocchiale dove i soci e paesani si recavano per assistere insieme alle trasmissioni del tempo.
Il Circolo Acli ha sempre rappresentato un punto di riferimento importante per la comunità di Roncitelli.
Nel depliant esplicativo sono riportate le attività e gli sviluppi nel tempo, le varie dirigenze, i gestori del bar, le varie sedi ecc… dalla nascita nel 1953 fino ai giorni nostri.
Iniziative e Feste
Enzo Francoletti-Bruno Moroni-Serpillo- Verdini Roberto-Cingolani Derna-Perlini Marisa1995 Cinquantennale delle ACLI di Roncitelli Renato Verdenelli (sopra) Gilberto Ulissi Presidente Provinciale A.C.L.I.
IL BOCCIODROMO
Il boccioromo realizzato soprattutto con il lavoro ed il contributo dei soci e della Parrocchia è stato inaugurato alla presenza del Vescovo Odo Fusi Pecci e del Sindaco di Senigallia Oddo Galavotti il 26 luglio 1986. In seguito ha ospitato gare locali intercomunali e regionali.
Moroni e RomanelliSantini (a sinistra) Tarsi Cesare – Francoletti Enzo – Giuliani Stefano – Verdenelli RenatoTarsi Cesare al tiroBozzi Cimarelli Dino al Bar e sua moglie Federiconi DinaAugusto Apolloni
IL TEATRO A RONCITELLI
Rino Lucchetti‘L tropp’ è com’ ‘l pog’. In scena Anna Tamanti e Renato Verdenelli“‘L tropp’ è com’ ‘l pog’ ““L’imbriago” con Ballanti Armando e Umberto FronziArmando Ballanti ne “L’imbriago”L’imbriago
SFILATA DI MODA
la sfilata di moda sponsorizzata dalla ditta “Alberto Abbigliamento” è stata realizzata nell’ambito della Festa “Settimana in Collina” nel 1993 da Orietta Moroni con indossatori ed indossatrici “nostrani”. Giovani e ragazzi del Paese hanno sfilato sul palco realizzato nel piazzale del Circolo A.C.L.I.
I POLITICI A RONCITELLI
La formazione, incontri culturali e politici, convegni, dibattiti sui problemi della frazioneIncontri culturali e politici, convegni e dibattiti sui problemi della frazione.